Friedrich Hölderlin

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Friedrich Hölderlin

Mascialino, R., (1989) Friedrich Hölderlin: Poesie scelte (con testi originali tradotti a fronte, interpretazioni globali e saggio storico-biografico e culturale). Milano (Seregno): Ciranna & Ferrara: pp. 158.

p.138

“(…) Andenken - Memoria
Memoria è, con Mnemosine e Grecia, tra le più belle composizioni hölderliniane ed appartiene alla fase immediatamente precedente al crollo del poeta nell’ottenebramento totale – fu scritta dopo il primo accesso di pazzia. La introduce un’atmosfera di abbandono consapevole di cose che non si possono più ottenere né raggiungere.
Al poeta non è più possibile muoversi nel vasto mondo con lo spirito di un avventuroso navigante, ha dovuto interrompere il viaggio o forse ne è giunto al termine definitivo, in ogni caso deve restare e lasciare che il vento del nord-est vada a salutare per lui la Francia, patria della Rivoluzione e simbolo di libertà di pensiero e di azione per Hölderlin.
Agganciato a questo concetto è il paesaggio caro al poeta e fatto di rive scoscese, profondità montane, alti e forti alberi, corsi d’acqua che precipitano in basso, tutti simboli di una vita titanica dal cammino pericoloso quale deve essere quello imboccato da chi vuole raggiungere la maggiore libertà.
Associata a questo per contrasto è l’immagine della quieta vita familiare, nella quale i sentieri non sono più ardui, ma lenti, sicuri e visitati da lievi brezze. Di fronte alla scelta fra i due modi di vita inconciliabili egli sente ora di non poter più partecipare né dell’uno né dell’altro e chiede solo che gli venga porto il calice dell’oblio, colmo di luce buia, adombramento di quanto attendeva sempre più d’appresso la sua personalità: il narcotico della follia, nella quale la chiara razionalità si tinge di buio, ossia si chiude alla sfera dell’umana comprensione.
Quasi spaventato però dalla solitudine che accompagna una simile situazione, il poeta parla di quello che gli sarebbe piaciuto in luogo di tutto ciò: un discorso con amici sulle cose passate e sui propri sentimenti, una memoria serena di sé e degli eventi dell’esistenza (...).”

p. 140

“(…) Se l’altro poeta romantico, Novalis, supera la concretezza della morte con la potenza autosuggestiva della sua psiche, che sa andare al di là della realtà tangibile per fingerne un’altra ideale, nella quale vita e morte sono la stessa cosa, anzi la morte appare come una vita potenziata, in Hölderlin l’identificazione dei due opposti avviene nel campo di un nichilismo che vede l’uomo non in grado di trattenere per sempre la memoria di sé e degli eventi, indirizzato quindi al nulla.
Chiude l’inno, che si può considerare il testamento spirituale dell’autore, uno dei suoi più poderosi versi, nel quale egli, nella consapevolezza della vanità di ogni speranza di eternità della coscienza umana, ribadisce come massimo valore la storia dei sentimenti dell’uomo: anche se gli individui sono destinati al nulla, i loro ideali, i loro conseguimenti, il loro dolore e la loro gioia restano eternati nelle opere dei poeti, che in qualità di vati nazionali conservano il ricordo dei tratti dello spirito del loro popolo e quindi di tutta l’umanità oltre le contingenze dei singoli e delle epoche. In tale sintetica e lapidaria affermazione è racchiuso uno dei cardini del pensiero romantico tedesco, che vede nel recupero dei valori che muovono i popoli nella storia il mezzo per dare all’uomo la sua vera identità: all’individuo che tramonta sopravvivono la stirpe e la sua storia eternata dal poeta, che ne fa una storia di ideali, sentimenti (...).”