La derivazione del termine è di facile acquisizione, basta cercare in qualsiasi dizionario, etimologico o generale. La citiamo qui (Ernout & Meillet 1985: 115-116, 151, et al.) di seguito aggiungendo qualche considerazione. Il termine crimine deriva da un verbo documentato nel latino arcaico e classico e da qui passato direttamente all’italiano, lingua che è la continuazione diretta del latino arcaico e classico con prestiti di varia natura dai vari linguaggi popolari. Si tratta di cerno-is, creui, cretum, cernere, della terza coniugazione in -ere con il significato di base di passare al setaccio, in latino cribrum, quindi scegliere molto accuratamente, anche composto con preposizioni che ne accentuano determinate caratteristiche – sappiamo che i termini sorgono sempre in un contesto concreto e successivamente vengono tropizzati, traslati, comunque collegati in qualche misura alla semantica concreta che ha connotato la loro origine. In italiano si ha cernere, cernita, anche discernere, discernimento e simili, i quali hanno conservato il collegamento al primitivo significato latino di setacciare, scegliere, discernere, distinguere fra oggetti diversi, come senso originario più concreto del verbo. Sempre dal latino derivano secernere-secreto, concernere e altri. Ora la scelta è conseguenza di una decisione, si è scelto quando si è deciso per un oggetto o l’altro, per una questione o l’altra. Con questo senso di decidere di derivazione metonimica il verbo ed i sostantivi ad esso connessi sono passati direttamente nel linguaggio giuridico latino, questo già in epoca arcaica, assumendo appunto il significato di decisione giudiziaria, di tribunale, così anche decretum, decreto, come decisione giuridica, come cosa decisa giuridicamente, con valore di legge. Crimine, latino crimen, per quanto possa sembrare diversamente di primo acchito, deriva esso stesso dal verbo cerno, forma greca affine krino, attraverso un processo di metonimizzazione, ossia passando dal significato di decisione giudiziaria, quindi anche condanna, all’oggetto su cui si esplica detta decisione, detta condanna, sentenza, ossia sul crimine appunto, sul fatto compiuto su cui il giudice deve decidere. Il significato originario dunque non si riferisce all’efferatezza dell’azione criminosa, quanto all’azione di esaminare attentamente, con la massima cura, quindi di decidere soprattutto in ambito giudiziario, della Giustizia, dove l’attenzione deve essere massima, quindi si riferisce all’oggetto delle decisioni dei giudici, ai crimini – vedi anche tutti gli altri termini collegati come incriminare, recriminare, dal latino medioevale recriminor, accusare a propria volta, quindi lamentarsi contro qualcuno accusandolo, discriminare con ancora in primo piano il significato di passare al setaccio, distinguere. Il termine crimine dunque ha il significato molto ampio di fatto che cade sotto la decisione del giudice, il quale decide quando vi sono azioni che contravvegnono alla legge con la sopraffazione di una delle parti da parte appunto del criminale.