Rita MASCIALINO: MI RITORNI IN MENTE DI LUCIO BATTISTI
Mi ritorni in mente (1969) è una delle canzoni di maggiore successo di LUCIO BATTISTI (Poggio Bustone RI 1943 – Milano MI 1998), compositore, cantante, pluristrumentista e produttore discografico. Compose numerose canzoni tra cui molte cedute ad altri cantanti di fama per la realizzazione, a gruppi musicali italiani, anche stranieri – un produttore dei Beatles, riconosciuto il talento di Battisti, avrebbe voluto lanciarlo negli Stati Uniti, ciò che Battisti rifiutò. Artista straordinariamente creativo dalla personalità non facile, fu attaccato da più parti dalla critica e lo è ancora, verosimilmente in primo luogo per il fatto che le sue canzoni non hanno mai mostrato un’impostazione ideologica politica né di sinistra, né, malgrado le più assurde accuse di fascismo, di destra. In realtà Lucio Battisti è stato il cantore della disperazione esistenziale la quale da quando mondo è mondo non ha né può avere natura politica, ma esprime l’anima più profonda dell’umanità, i suoi grandi temi, tra cui l’amore, la difficoltà di relazione con l’altro, la solitudine, i ricordi del tempo trascorso, della vita che se ne va in fretta portandosi via i sogni, le illusioni. Perfetto il binomio con il paroliere e poeta Mogol, pseudonimo artistico di Giulio Rapetti (1936), scrittore e produttore discografico, che seppe provvedere la musica e la voce di Battisti con i testi ad esse più consoni.
Vorrei soffermarmi in questo breve commento critico su due caratteristiche fondamentali delle sue canzoni senza entrare nel merito dei testi poetici: la particolare composizione musicale e la voce di Battisti, ossia il collegamento dei ritmi e delle melodie delle sue composizioni agli stati psicologici sia per come mutano e si susseguono improvvisi nella mente, dai toni più nostalgici e appassionati del canto a quelli più tumultuosi e anche cupi dovuti alla vita più agitata dell’anima incapace di trovare quiete; sia per come spesso sottostanno alla melodia espressa dalla voce a testimonianza di dissidi interiori non composti in una tensione spirituale di pacificazione. Questa peculiarità risponde alla complessità intrinseca alla personalità di Battisti, alla sua passionalità che si esprime come nostalgia di vita e come tumulto interiore, nel senso più originario del termine: come sofferenza intrinseca alla visione del mondo dello stesso, una sofferenza che si esprime a livello fisico per così dire nella sua voce sofferta, che riceve il suo tono più personale da sentimenti compressi dolorosamente che non trovano tregua. Tale voce è stata giudicata molto aspramente da una parte della critica forse troppo frettolosamente, comunque non oggettivamente, con un risultato denigratorio in generale dell’opera di Battisti, il più grande cantautore italiano, grande come compositore musicale, ma anche e soprattutto proprio per la sua voce, capace di esprimere il dramma per eccellenza che l’esistere comporta per tutti gli umani: la passione nostalgica per la vita come per qualcosa che si debba abbandonare, simboleggiata emblematicamente dall’amore tradito, da cui l’originalità delle composizioni musicali di Battisti nelle quali sono presenti sia la melodia più appassionata per qualcosa che c’è stato e non può più esserci, sia ritmi sottostanti o successivi che appunto la distruggono, che esprimono l’impossibilità di trattenere per sempre la vita, l’amore, le belle cose che si fanno ricordi inquietanti. Per fare un esempio di quanto affermato fin qui, questa
dicotomia espressiva, corrispondente alla sua verità artistica e di uomo la quale contrassegna la visione del mondo di Battisti emerge molto chiaramente quando altri cantanti interpretano le sue composizioni: le canzoni diventano come per un colpo di bacchetta magica se non banali senz’altro non emozionanti come quando performate da Battisti. È per questo motivo che Battisti, mai contento dell’esecuzione da parte di altri cantanti, decise di cantare lui stesso le sue composizioni: è alle voci degli altri o di molti altri, pur corrispondenti ai migliori canoni canori, che manca ciò che ha reso le canzoni di Battisti per così dire uniche, il pathos esistenziale. È la profondità dei sentimenti di Lucio Battisti, la sua passione per la vita – non per la politica – che hanno reso le sue canzoni fonte di emozioni non di superficie, ma profonde, emozioni connesse al dramma del vivere umano, un dramma che non potrà mai tramontare o divenire altro dalla sua realtà finché l’umanità avrà vita.
Rita Mascialino