Autore: Rita Mascialino
Padova: CleuP Editrice
Novembre 2004 (pp. 206, Capitoli 24)
Primo Premio per la Saggistica al Premio Letterario Internazionale 'Tulliola', Formia 2007.
(vedi anche il dramma in tre Atti di Rita Mascialino, qualificato al Premio Letterario 'Valenzano' 2011):
1. Introduzione al testo Pinocchio: Analisi ed interpretazione
2. Indice del testo Pinocchio: Analisi ed interpretazione
3. dall’opera Pinocchio: Analisi e interpretazione
* dalla Prefazione
* dall’Opera
* dalla Conclusione
4. dall’elzeviro di Carlo SGORLON sul Messaggero Veneto
5. dal Messaggero Veneto del 27 dicembre 2004
6. Dalla recensione di Maria Pia Codato nel Gazzettino di Padova di Mercoledì 25 Maggio 2005
Introduzione
“Tanti studiosi di critica letteraria, accademici e non, si sono occupati di Pinocchio con la finalità di dire novità relative alla sua interpretazione ed effettivamente nel tempo qualche dettaglio nuovo è stato espresso anche se non sempre confermato dal testo di Collodi. Tuttavia nel complesso le interpretazioni finora prodotte ripetono con qualche variante solo quanto è già stato detto e ridetto.L’analisi e l’interpretazione della studiosa Rita Mascialino si pone come assoluta novità sul mercato culturale. È di fatto il primo lavoro che non ripete quanto è già stato detto, ma rivoluziona profondamente la prospettiva da cui osservare l’opera negli esiti globali e nei dettagli, dando risultati esegetici sorprendenti soprattutto per il fatto che tutti sono ampiamente confermati ciascuno sulla base di quanto sta obiettivamente nel testo di Collodi, come chiunque legga il saggio, specialista o meno, può constatare. Il complesso e massiccio lavoro inferenziale che sta a monte di questa analisi e interpretazione di Pinocchio è stato reso agevolmente fruibile con l’eliminazione dei tecnicismi, con la stringatezza logica che concatena tutto il discorso, con l’assenza di asserzioni non spiegate, ciò che non lascia mai il lettore di fronte a concetti non comprensibili, di cui non siano illustrati convenientemente tutti i percorsi. La scientificità e la chiarezza di tale interpretazione sono pertanto assicurate.”
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Buona lettura!
Indice
- Prefazione
- Capitolo I: Mastr'Antonio, Geppetto, la parrucca
- Capitolo II: La casa e la personalita' di Geppetto
- Capitolo III: Il pezzo di legno parlante nell'ambito di tre paternita'
- Capitolo IV: La prima esperienza del pezzo di legno parlante
- Capitolo V: Geppetto e la scelta del nome per il pezzo di legno parlante
- Capitolo VI: L'intervento di Geppetto su Pinocchio
- Capitolo VII: Pinocchio e l'assassinio del Grillo-parlante
- Capitolo VIII: Pinocchio e Mangiafuoco
- Capitolo IX: Pinocchio, il Gatto e la Volpe
- Capitolo X: Pinocchio e il giudice
- Capitolo XI: Pinocchio e il serpente
- Capitolo XII: Pinocchio e la scuola
- Capitolo XIII: Pinocchio e la Lumaca
- Capitolo XIV: Pinocchio e Lucignolo
- Capitolo XV: Pinocchio e il Paese dei Balocchi
- Capitolo XVI: Pinocchio da burattino maraviglioso a ciuchino famoso
- Capitolo XVII: Pinocchio, la sua durezza e i pesci
- Capitolo XVIII: Geppetto e il Pesce-cane, Pinocchio e la via maestra
- Capitolo XIX: Le nuove case e le nuove personalità di Pinocchio
- Capitolo XX: Pinocchio, il femminile e la Fata turchina
- Capitolo XXI: Pinocchio e il maschile
- Capitolo XXII: Pinocchio e il trascendente
- Capitolo XXIII: Pinocchio e Collodi
- Capitolo XXIV: Conclusione
dall’opera Pinocchio: Analisi e interpretazione
dalla Prefazione dell’Autrice
p.
"(...) La novità e l’approfondimento portati da questo studio alla letteratura esistente su Pinocchio stanno (...), oltre che negli esiti dell’interpretazione, nella modalità di trattazione dei contenuti di superficie e più profondi. Tali contenuti sono stati interpretati non solo alla luce della configurazione più generale propria di simboli e significati come avviene di consueto, bensì sono stati verificati alla luce della loro peculiare configurazione come essa è presente nel testo."
p.
"(...) è un dato di fatto emerso dall’analisi del testo, che la vicenda di Pinocchio, pur indirizzata esplicitamente ai piccoli e da essi fruibile come lo è stata finora e come continuerà felicemente ad esserlo anche per il futuro auspicabilmente con la correzione suggerita, è per le problematiche in essa rappresentate una vicenda anche ed in primo luogo per adulti, in particolare per adulti non eterni bambini (...), bensì capaci di mettersi a nudo e in discussione. È una storia che, forte della spregiudicatezza del suo autore e fornita del lasciapassare universale rappresentato dal genere della fiaba, mette alla spranga ingiustizie ed illegalità, dissacra ambiti tradizionalmente inviolabili, denuncia gli abusi più gravi perpetrati ai danni dei minori entro un ambito familiare che risulta collocato nella più torbida ipocrisia (...)"
dalla Opera dell’Autrice
Dal Capitolo V: Geppetto e la scelta del nome per il pezzo di legno parlante "(...) Pinocchio è dunque svantaggiato dal punto di vista genetico dal momento che è fatto di una materia piuttosto scadente come ci dice la simbologia del legno; è svantaggiato anche dal punto di vista ambientale dal momento che è un trovatello, privo quindi della propria famiglia originaria, e che capita in una situazione familiare contrassegnata da forte miseria e degrado morale e materiale; ha infine un contrassegno di diversità nel nome con tutto il retroterra di significati simbolici e psicologici testé abbozzato – sugli ulteriori svantaggi che gli derivano dall’essere diventato figlio adottivo di Geppetto si veda in particolare il Capitolo VI. Il nome "Pinocchio" dunque, così caro ai bambini di tutto il mondo nella sua superficie, è nella sua realtà più profonda un marchio di infamia impresso sul burattino dal padre che ride odiosamente mentre costruisce la rovina del figlio, un marchio che Geppetto dà dunque beffardamente a Pinocchio e che segna il destino del bimbo per così dire a sua insaputa, facendogli subire quanto gli adulti e soprattutto il padre adottivo hanno deciso irresponsabilmente per lui, così che, quando passerà allo stato e alla dignità di ragazzo in carne ed ossa, non dovrà ringraziare nessuno oltre che se stesso e la sua capacità di sognare il buono e il bello, non quin di la società, non la famiglia, come vedremo in dettaglio.
dalla Conclusione dell’Autrice
p.
"Dall’analisi sono emersi inoltre inevitabili riflessi della situazione socio-politica propria del popolo italiano visto in generale, ossia secondo coordinate storico-culturali che vanno oltre l’epoca in cui visse e operò Collodi. Tale popolo è raffigurato, anche se non sempre, come poco onesto, adatto a compiere e a subire ingiustizie, a stare alla catena del più forte, incapace di ribellarsi al sopruso e di denunciare, se non del tutto anonimamente e senza compromettersi – vedi solitudine di Pinocchio in tutti i suoi guai domestici ed extradomestici pur noti al prossimo – gli abusi sui più deboli, un popolo che si mostra in quest’opera poco coraggioso e solidale sul piano sociale, poco cosciente dei suoi diritti e doveri morali e materiali, un popolo che consta in linea di massima di individui a sé stanti, magari splendidi come Pinocchio, ma che restano pur sempre chiusi dentro la loro individualità – Pinocchio sta alla fine nella sua casa, eroe della sua salvazione e della redenzione paterna, non del riscatto di un popolo."
p.
"(...) poiché è proprio di qualsiasi testo di fantasia non avere semplici e diretti riscontri con i fatti come accadono nel reale concreto, non è assolutamente possibile da quanto estratto attraverso l’analisi dedurre che Collodi fosse un omosessuale o che avesse avuto nella sua vita esperienze di pedofilia in prima persona magari vissute sotto un tetto paterno dove la presenza della madre non fosse stata sufficiente ad evitarle, ma avesse solo funto da unguento lenitivo della ferita o della piaga già instaurate e da memoria del bene e del bello. Tuttavia, da quanto all’analisi è risultato presente nella fantasia dell’autore, è obiettivamente e quindi legittimamente deducibile che la problematica dell’omosessualità ed in particolare della pedofilia con l’aggravante del coinvolgimento della figura paterna abbia interessato Collodi tanto intensamente da indurlo a scrivere un intero racconto imperniato su di essa e pertanto finalizzato ad esprimerla, ma nel contempo, per i motivi esposti in questo studio, anche a nasconderla in un sottile gioco tra strutture di superficie e profondo, come è stato evidenziato."
dall’elzeviro di Carlo SGORLON sul Messaggero Veneto
di lunedì 27 dicembre 2004
Rita Mascialino "rilegge" la favola di Pinocchio - Un acuto lavoro per riscoprire Collodi
"Le conclusioni della Mascialino sono spesso molto sorprendenti e lontane da quelle note. Una delle più singolari e notevoli è a esempio quella dell’assenza di ogni dimensione religiosa e trascendente in Pinocchio. Anzi, secondo lei, i miti e alcuni dogmi cristiani sono profondamente dissacrati e irrisi da Collodi (...). Non c’è male, per un autore che ha suscitato anche l’interesse di papi e cardinali. Le altre numerose conclusioni le lasciamo alla curiosità dei lettori."
dal Messaggero Veneto del 27 dicembre 2004
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di Mercoledì 25 Maggio 2005
Una fiaba per bambini ma anche per adulti. Nel saggio “Pinocchio: Analisi e interpretazione” (CleuP Editrice), presentato alla Libreria Feltrinelli, Rita Mascialino, attraverso ventiquattro capitoli, conduce il lettore a prendere atto di quel sottile gioco tra strutture di superficie e di profondità (due livelli di comprensione: per piccoli e per grandi) che caratterizza il capolavoro di Collodi, toscano arguto e mordace, che usa uno stile narrativo incentrato sul sistema del “mostrare nascondendo e nascondere mostrando”. Una tattica di cui Shakespeare e Kafka erano maestri.
“Gli approcci letterari all’opera possono essere molteplici – ha spiegato l’autrice – io mi sono occupata del significato. Sono partita dal testo e ho ricostruito il mondo psichico che Collodi proietta nel suo capolavoro. Ho effettuato un’analisi immanente al testo, analisi che deve precedere ogni altra operazione (agganci storici, fonti, bibliografia)”. Seguendo l’altalena dei significati, di superficie e di profondità, che assumono ambienti, personaggi e azioni. E ha osservato: “È una storia che, forte della spregiudicatezza del suo autore e fornita del lasciapassare universale rappresentato dal genere della fiaba, mette alla spranga ingiustizie e illegalità, dissacra ambienti tradizionalmente inviolabili, denuncia gli abusi più gravi perpetrati a danno dei minori entro un ambito familiare che risulta collocato nella più torbida ipocrisia”.
Rita Mascialino, che ha alle spalle studi universitari di indirizzo linguistico, filosofico, pedagogico, specializzazioni in psicologia della scrittura, dirige per la CleuP la “Rivista di Analisi del Testo Filosofico, Letterario e Figurativo”, cura una sezione della Rivista friulana di cultura ‘Panarie’, scrive saggi e racconti.